Sardara Hotel - Guida Turistica

CERCA ALBERGHI
Alberghi Sardara
Check-in
Check-out
Altra destinazione


.: DA VEDERE
Casa del Balilla
  La casa del Balilla è situata lungo la strada nazionale e rivela la massima cura e la grande importanza data alle sedi istituzionali del regime fascista. L'edificio è stato realizzato su progetto dell'architetto Salvatore Rattu, risalente al 1937, e svetta con la sua torre dai volumi netti e squadrati, che si affianca ad un corpo laterale su due piani, più lungo rispetto alla facciata principale. Questa ha un portico a due archi ed è sottolineata da aperture, oggi parzialmente chiuse. Si tratta quindi di una costruzione che ha linee semplici ed essenziali, oltre che efficaci e funzionali, secondo i principi dell'architettura del Razionalismo. Sul retro è visibile un ampio spazio, un tempo riservato agli esercizi ginnici dei giovani fascisti. Dopo la seconda guerra mondiale divenne successivamente scuola media, archivio e deposito comunale, per versare oggi in stato di deplorevole semiabbandono.
Castello di Monreale
  Al centro dell'abitato di Sardara, presso la chiesa di Sant'Anastasia, sorgeva un santuario nuragico con tempio a pozzo. Nel territorio restano tracce di insediamenti punici e romani. In località Santa Maria is Acquas era ubicata una stazione romana lungo la principale via di collegamento fra nord e sud dell'isola. La presenza di acque sorgive vi determinò l'impianto di terme, attive ancora oggi. In epoca giudicale il territorio era guardato dal castello di Monreale, di confine fra il regno di Cagliari e quello di Arborea. La fortificazione sorge sul colle omonimo e domina larga parte della piana del Campidano. Ubicato lungo il confine tra regno d'Arborea e regno di Cagliari, il castello di Monreale, insieme a quello di Marmilla e di Arcuentu, faceva parte della linea difensiva del giudicato arborense. Non si hanno notizie sicure sulla data di erezione, ma il castello è citato in un documento del 1309 come donazione del re Giacomo II d'Aragona a Mariano e Andreotto de Bas, sovrani d’Arborea, i quali ne affidarono l'amministrazione al comune di Pisa. Utilizzato come residenza reale per il soggiorno della moglie dell'infante Alfonso d'Aragona nel 1324, il castello di Monreale svolse un ruolo cruciale nella guerra tra Arborea e truppe iberiche, fungendo anche da rifugio per l'esercito isolano in rotta dopo la battaglia di Sanluri. Alla fine del XV secolo divenne proprietà dei conti di Quirra. Il complesso fortificato di Monreale si articola in un castello vero e proprio, collocato in cima al poggio omonimo, e in un borgo sottostante. È racchiuso da una cinta muraria dotata di otto torri, a pianta sia quadrata sia circolare. Del castello sono ben visibili i muri perimetrali, alti circa 10 m e privi di feritoie o finestre, che racchiudevano tre cortili posti al centro e circondati da una serie di ambienti situati sui lati N, E e S. Pozzi e cisterne, interrati e voltati a botte, erano collocati in prossimità del lato S, mentre l'accesso ai piani superiori era garantito da scale in muratura.
Chiesa di San Gregorio
  La chiesa di San Gregorio è nel centro storico, corrispondente alla parte alta dell'abitato di Sardara. Nel sito sorgeva un santuario nuragico con tempio a pozzo presso la chiesa di Sant'Anastasia. Nel territorio restano tracce di insediamenti punici e romani. In località Santa Maria is Acquas era ubicata una stazione romana lungo la principale via di collegamento fra Nord e Sud dell'isola. La presenza di acque sorgive vi determinò l'impianto di terme, attive ancora oggi. In epoca giudicale il territorio era guardato dal castello di Monreale, di confine fra il regno di Cagliari e quello di Arborea. La chiesa di San Gregorio, caratterizzata da raffinati dettagli architettonici, è uno dei monumenti gotici più integri e significativi in Sardegna. Nonostante manchino testimonianze documentarie, la fabbrica è ascrivibile al primo quarto del XIV. I paramenti murari sono in pietre calcaree e vulcaniche. La pianta è mononava con copertura in legno e abside a S/E. Quest'ultima, pur avendo profilo semicircolare all'interno, risulta esternamente squadrata. Si tratta di una soluzione di compromesso tra la radicata tradizione romanica e l'intento di aderire alle nuove forme gotiche italiane. La facciata a capanna è divisa in tre specchi da lesene a fascio e da due robuste paraste d'angolo. Nello specchio centrale si apre il portale architravato, sormontato da un arco di scarico ogivale e provvisto di stipiti modanati. In asse con il portale si apre un rosone gotico sormontato da una serie di archetti su peducci. Il campanile a vela con due strette luci conclude il prospetto. Nel fianco settentrionale si apre un portale con centina ad arco acuto. Nell'abside vi è una bifora archiacuta, molto risarcita nei restauri.
Pozzo sacro di Sant'Anastasia
  Il santuario, uno dei più importanti della Sardegna nuragica, ha come fulcro il tempio a pozzo. Questo è realizzato con blocchi di basalto e calcare ed è orientato in direzione N-E/S-O. È costituito da un atrio con sedili (m 3,50 x m 2,20) parzialmente lastricato, da una scala di 12 gradini protetta da uno stretto corridoio e da una copertura a piattabanda degradante (lunghezza m 2,20), e da una camera circolare con copertura a "tholos" (diametro alla base m 3,55; altezza m 5,05), cui si accede, dall'ultimo gradino, con un salto di m 1,10. La vena sorgiva, convogliata in un cunicolo lungo 5-6 m, scaturiva da un'apertura munita di architrave alla base della camera del pozzo, nel lato opposto alla scala. Il tempio, datato al tardo Bronzo (XIII-XII sec. a.C.), è inserito in un articolato insediamento a carattere civile e religioso ancora in fase di scavo. Esso comprende, a circa m 10 a S dal primo pozzo, un secondo pozzo sacro, in opera isodoma, del quale alcuni conci - ornati con motivi incisi e a sbalzo o a bozze mammillari in rilievo, uno in forma di protome taurina - sono murati nella facciata della chiesa di Sant'Anastasia.